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Selena Gomez e il lupus, l’esperta: “I primi sintomi sono difficili da riconoscere”

L’attrice soffre di questa malattia autoimmune da diversi anni e si è anche sottoposta a un trapianto di rene

La star internazionale Selena Gomez ha rivelato da tempo di soffrire di Lupus. Le prime dichiarazioni sui suoi problemi di salute risalgono addirittura al 2015. La forma grave che l’ha colpita le ha persino imposto un trapianto di rene. A donarglielo è stata una delle sue migliori amiche. Oggi dopo un lungo percorso di trattamenti Selena può convivere con la malattia. Pochi conoscono però la malattia e sanno che le donne, anche giovani, sono le più colpite. Ma quali sono i sintomi da non sottovalutare e i test diagnostici a cui sottoporsi? E quali sono invece i trattamenti per contrastare questa malattia cronica autoimmune? Per affrontare un tema, di cui si parla e si conosce ben poco, l’agenzia di stampa Dire ha intervistato Manuela Carrera, dermatologa presso l’ospedale Israelitico di Roma.

COS’È IL LUPUS ERITEMATOSO SISTEMICO (LES) E QUANTI ITALIANI NE SOFFRONO

“Il lupus è una malattia autoimmune del tessuto connettivo, si tratta di una patologia infiammatoria cronica- dichiara l’esperta- che interessa in Italia circa 60 mila persone e colpisce diversi organi e apparati: la pelle, le articolazioni, il cuore, i reni e il cervello. Si comprende dunque facilmente come si tratti di una malattia seria”.

LE DONNE SONO LE PIÙ COLPITE

“Nel 90% dei casi i soggetti più colpiti sono le donne– prosegue la dottoressa Carrera- con un’età d’insorgenza tra i 20 e i 45 anni. Si pensa che il motivo sia da collegare a fattori ormonali, su 10 persone affette da Lupus, 9 sono rappresentate da donne e 1 da uomo”.

SINTOMATOLOGIA ASPECIFICA CONTRIBUISCE A RITARDO DIAGNOSTICO

“I sintomi iniziali molto spesso sono aspecifici e variano da paziente a paziente. Per questo motivo- precisa la dermatologa dell’ospedale Israelitico- spesso si registra un forte ritardo diagnostico nei pazienti con Lupus. All’esordio della patologia i pazienti presentano una febbricola, malessere generale, dolori muscolari ed articolari, una sensazione di affaticamento generale e talvolta un deficit temporaneo delle capacità cognitive paragonabile ad un senso di confusione.

Poi successivamente sopraggiungono manifestazioni più tipiche del Lupus quali: manifestazioni cutanee come l’eritema a farfalla, l’alopecia areata e dei rash cutanei pruriginosi nelle zone fotoesposte. Infatti il Lupus si caratterizza anche per una fotosensibilità che è la causa delle lesioni cutanee”. Spiega la dermatologa come possano comparire anche ulcere all’interno del cavo orale e della mucosa del naso, manifestazioni vasculitiche cutane e coinvolgimento renale che può comportare sindrome nefritica o sindome nefrosica. “Inoltre- prosegue la Carrera- il paziente con Lupus può avere coinvolgimento del sistema emopoietico con leucopenia, anemia emolitica, e piastrinopenia. Non da ultimo può essere importante l’interessamento del sistema nervoso centrale che può manifestarsi anche con epilessia. Nel paziente con LES vi può anche essere un coinvolgimento delle sierose con presenza di pleurite e pericardite. Ovviamente precisiamo che tutti questi sintomi descritti non compaiono tutti insieme e ci sono pazienti che non hanno coinvolgimento di tutti gli organi. E’ fondamentale perciò che il paziente con Lupus sia monitorato a 360°”.

TEST SPECIFICI E INDAGINI STRUMENTALI PER ARRIVARE A DIAGNOSI CERTA

“Esistono degli esami specifici di tipo ematico- prosegue la dermatologa- indicati in caso lo specialista sospetti il LES come l’indagine degli anticorpi antinucleo ANA, presenti nel 90% nei pazienti con Lupus ma anche i più specifici anticorpi anti-DNA. Nei pazienti con LES si riscontra spesso una positività degli Ab anti Sm/RNP, Ab anti SSA e Abanti SSB come anche la presenza degli anticorpi anti-fosfolipidi, tipici del Lupus. E’ indicato che il soggetto si sottoponga all’esame delle urine per valutare il livello di proteinuria nelle 24 ore, ad una risonanza magnetica encefalica, ad una visita cardiologica accompagnata da un elettrocardiogramma ed ecocardiogramma e per finire ad una radiografia del torace. Si evince che il paziente con LES necessita di un approccio multidisciplinare. Per questo oltre al dermatologo è necessario il coinvolgimento di altre figure specialistiche quali il cardiologo, l’urologo ed il reumatologo”.

I TRATTAMENTI OGGI A DISPOSIZIONE

“I trattamenti chiave prima di arrivare, nei casi più seri, ai farmaci monoclonali sono i corticosteroidi, l’idrossiclorochina che riesce a controllare bene le manifestazioni cutanee e articolari nei pazienti con Lupus, e anche altri farmaci immunosoppressori, in grado di controllare la malattia quali la ciclofosfamide, l’azatioprina, la ciclosporina ed il micofenolato mofetile. Da qualche anno- precisa l’esperta- a questi farmaci elencati, dopo diversi studi su efficacia e tollerabilità, ci si avvale degli anticorpi monoclonali. Dopo aver ‘controllato’ la fase più acuta ci sono pazienti che possono ricorrere al trattamento con farmaci biologici: il belimumab e in alcuni casi il rituximab che è sempre un monoclonale che viene usato anche per curare neoplasie come: i linfomi e alcuni tipi di leucemia cronica. In entrambi i casi il target di questi farmaci sono i linfociti B che sono responsabili, nel caso del paziente affetto da Lupus, della produzione di autoanticorpi responsabili della malattia”.

SI PARLA POCO DI UNA MALATTIA SEVERA FINO A POCO TEMPO FA LETALE

La dottoressa Carrera sottolinea ancora una volta come il Lupus eritematoso sistemico (LES) sia: “Una patologia autoimmune multiorgano che molti anni fa era mortale. Oggi, grazie alle nuove terapie e il tasso di letalità è sceso e la maggior parte dei pazienti ha un buon controllo della malattia ma se ne parla ancora troppo poco”.

UN APPELLO AI PAZIENTI: NON SOTTOVALUTATE ANCHE PICCOLI SINTOMI

“Purtroppo non è possibile fare prevenzione e incidere ad esempio sui fattori rischio come accade per altre patologie. Quello però che posso consigliare nei casi di malessere con sintomi aspecifici che tendono a perdurare è di non tergiversare. Una febbricola persistente, dolori articolari, mialgie, in tutto questi casi è bene recarsi al più presto da un reumatologo che potrà prescrivere degli esami più specifici di approfondimento. Questo è fondamentale anche per accorciare il ritardo diagnostico di cui parlavamo e che può comportare gravi danni in termini di salute”, conclude Carrera.

Fonte: Agenzia DIRE www.dire.it

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