Parte il ‘bus della prevenzione’ contro l’artrite reumatoide. Farà tappa in alcune città italiane per dare informazioni su questa malattia, che colpisce in Italia 300 mila persone, il 75% delle quali sono donne. E’ l’iniziativa organizzata dall’associazione ‘Donneinrete’ in occasione della Giornata mondiale delle malattie reumatiche promossa dall’Organizzazione mondiale della sanità il 12 ottobre prossimo. Il bus attraverserà l’Italia, con fermate l’8 ottobre a Napoli, il 10 a Roma e il 12 a Milano, e i ‘camici bianchi’ opereranno una prima diagnosi alle persone interessate, consigliandole su quale percorso seguire e indirizzandole, se necessario, a centri specializzati. Sul bus, insieme ai medici, ci sarà anche un ospite d’eccezione, Marcelo Fuentes, protagonista della trasmissione tv ‘Uomini e Donne’ e testimonial della campagna. L’artrite reumatoide – è stato ricordato oggi a Roma nel corso della conferenza stampa di presentazione del progetto – è una patologia fortemente invalidante che colpisce il malato in tutti gli aspetti della sua vita: la quotidianità, le relazioni, il lavoro. La metà dei pazienti vive spesso periodi di depressione, 1 su 10 rinuncia a diventare genitore, 1 su 5 è costretto a modificare la propria vita lavorativa. Ma anche la quotidianità ne risulta stravolta: 1 malato su 5 è costretto a smettere di usare la macchina, 1 su 10 non riesce ad aprire un barattolo, 1 su 20 non riesce a girare una chiave nella serratura. E’ il ritardo nella diagnosi e il conseguente inizio tardivo del trattamento una delle principali criticità contro cui si scontrano i pazienti affetti da artrite reumatoide. "Ancora oggi la durata media tra l’insorgere dei sintomi e la prima visita presso un ambulatorio di reumatologia è troppo lungo – ha spiegato Gabriele Valentini, professione ordinario di reumatologia alla II Università di Napoli – si attesta infatti intorno ai tre-quattro anni". Non solo, "il 10-15% dei pazienti non ha mai ricevuto neppure una diagnosi. Questi ritardi sono dovuti a due motivi. Il primo è legato a una mancanza di conoscenza delle opportunità di cura, per cui i pazienti vengono inviati al centro di riferimento troppo tardi. Il secondo dipende dalle difficoltà di accesso ai centri di reumatologia: gli ambulatori specializzati sono ancora troppo pochi e presentano una carenza di personale che non consente di seguire adeguatamente tutte le patologie mediche dell’apparato locomotore che sono diffusissime"."Ci sono però molte cose che una donna può fare per ridurre al minimo l’impatto dell’artrite reumatoide – ha sottolineato Piercarlo Sarzi Puttini, reumatologo dell’ospedale Sacco di Milano – ad esempio sviluppare nuove abitudini e adattare il proprio ambiente di lavoro alle mutate esigenze, con postazioni ergonomiche. Bisogna imparare a prestare attenzione alla postura: una cattiva posizione sulla sedia mette le articolazioni sotto stress e aumenta la stanchezza. E’ utile dunque cambiare spesso posizione di lavoro; stare ad esempio sedute molte ore al giorno davanti al computer o alla cassa di un negozio rende le articolazioni rigide e dolenti. Meglio prendersi allora brevi intervalli, facendo qualche esercizio di stretching e alternare se possibile posizioni in piedi a posizioni da seduta".