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Un’ecografia per scovare l’osteoporos

UNA TECNOLOGIA che permette di diagnosticare l’osteoporosi attraverso ecografia. Molto meno invasiva e costosa delle attuali radiografie. L’ha messa a punto Echolight, una piccola impresa innovativa nata per portare sul mercato una ricerca del Cnr di Lecce. Che oggi raccoglie quattro milioni di euro da un gruppo di investitori italiani. Da una parte c’è Panakes, un nuovo fondo venture specializzato in tecnologie medicali, alla sua prima operazione. Dall’altra Invitalia Ventures, il veicolo lanciato dalla società pubblica per intervenire come coinvestitore, raddoppiando la somma messa a disposizione dai privati. Soldi che nel caso di Ecolight verranno usati per lo sviluppo commerciale e l’ulteriore validazione scientifica del prodotto.

Una semplice ecografia di pochi secondi, all’addome o all’anca, permette di stabilire lo stato osseo di femore o colonna vertebrale e diagnosticare l’osteoporosi”, spiega Sergio Casciaro, 44 anni, ricercatore in Bioingegneria che nel 2011 insieme a quattro colleghi ha fondato la società. Il fatto di usare una tecnologia non invasiva, a differenza dei raggi X, consentirà di riscrivere le linee guida sullo screening della malattia. Oggi si aspetta fino a 65 anni prima di sottoporre le persone all’esame, con il risultato di rilevare i rischi molto tardi e una limitata capacità, a quel punto, di lavorare sulla prevenzione. Senza contare le liste di attesa che per un esame radiografico possono arrivare anche a un anno e mezzo: nell’attesa è frequente che un paziente subisca una frattura. Ancora più che nel costo dello strumento (25mila euro) o dell’esame, il risparmio che EchoS promette al sistema sanitario è proprio nella possibilità di prevenire traumi di questo tipo, molto invalidanti per i pazienti anziani.Da ragione sociale non si tratta più di una startup, ma del gradino successivo, una piccola impresa innovativa. La tecnologia di Echolight, EchoS, è già stata brevettata in ambito internazionale, ha ottenuto una prima validazione clinica e il marchio CE necessario ad arrivare sul mercato. Dalla fine dell’anno scorso è in vendita, anche se i numeri sono top secret. I fondi serviranno a Casciano e soci, che oggi hanno 14 dipendenti, per rafforzQuesta operazione conferma il buon momento in Italia del medtech, la tecnologia applicata al mondo medicale, uno dei settori dell’innovazione più capaci negli ultimi mesi di attirare investimenti venture. Qualche giorno fa Newronika, startup milanese che ha sviluppato una tecnologia per la stimolazione neuronale profonda, ha raccolto due milioni dai fondi Innogest e Atlante. Principia, con il suo terzo fondo tutto dedicato alla medicina, ha investito ad aprile 7 milioni in Silk Biomaterials e le sue protesi vascolari in seta, il round più ricco chiuso da una startup italiana quest’anno. A fianco a questi operatori, con questo primo investimento, debutta anche Panakes, il fondo creato da Alessio Beverina che è vicino a raggiungere l’obiettivo di raccolta a 100 milioni di euro. Almeno per le startup medtech, in Italia i capitali non mancanare la rete di vendita, estendere le certificazioni a livello internazionale e promuovere ulteriori studi scientifici con i luminari della disciplina, una chiave per imporsi sul mercato.

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