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Artrite reumatoide: la speranza viene da Amsterdam

Sono circa 300.000 gli Italiani malati di artrite reumatoide, una malattia infiammatoria cronica basata su un’anomalia immunitaria, che colpisce in particolare le articolazioni e che peggiora progressivamente nel tempo.

Il danno alle strutture articolari provoca la loro distruzione e favorisce la deformit? articolare e la perdita di mobilit?. Pertanto la capacit? dei pazienti di lavorare e di eseguire le normali attivit? quotidiane, quali vestirsi, camminare e mangiare, pu? risultare fortemente compromessa.
Una buona notizia arriva per? da Amsterdam dove specialisti di reumatologia di tutto il mondo si sono riuniti in occasione dell’EULAR (European League Against Rheumatism). E’ stato, infatti, presentato lo studio clinico REFLEX nel quale rituximab, l’unica terapia che ha come bersaglio selettivo i linfociti B e che ha gi? avuto il parere favorevole del CHMP, ha dimostrato per la prima volta una inibizione significativa del danno alle strutture articolari causato dall’artrite reumatoide.

I reperti radiografici alla 56a settimana evidenziano che la progressione dell’erosione dell’osso e della riduzione degli spazi articolari nei pazienti del gruppo a cui ? stata somministrato rituximab, in associazione con metotrexato, si ? ridotta di oltre il 50% rispetto ai pazienti a cui ? stato somministrato metotrexato in monoterapia.

Presentando i risultati, il Professor Keystone del Reparto di Reumatologia dell’Universit? di Toronto in Canada ha affermato: "I dati emersi dagli esami radiografici confermano che rituximab ? efficace e innovativo per la terapia dei pazienti affetti da artrite reumatoide ed evidenziano quanto sia importante bersagliare selettivamente i linfociti B."

I linfociti B sono le cellule che avviano e mantengono la cascata delle reazioni immunitarie che caratterizzano il meccanismo di difesa dell’organismo da agenti estranei come ad esempio i batteri, i virus etc.

L’obiettivo che si prefigge il trattamento dell’artrite reumatoide ? di ottenere la remissione; ? stato possibile dimostrare che dopo un secondo ciclo terapeutico con rituximab, il numero di pazienti in cui si ? verificata la remissione della malattia ? raddoppiato, dal 6% dopo il ciclo iniziale al 13% dopo il secondo ciclo.

"Sebbene per un medico sia importante affrontare una patologia da una prospettiva clinica, per il paziente ? essenziale riuscire a condurre una vita normale e sentirsi bene – ha affermato il Prof. Tak Direttore del Reparto di Immunologia e Reumatologia clinica presso l’Academic Medical Centre in Olanda – In genere si tende, per esempio, a sottostimare l’impatto dell’astenia, aspetto che realmente influisce sulla qualit? di vita dei pazienti. Con cicli terapeutici ripetuti di rituximab sono stati riscontrati continui miglioramenti fisici e psicologici".

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