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IGLESIAS: Nel limbo di Reumatologia

5ada l’Unione Sarda del 13 febbraio 2013

Due medici (uno dei quali precario) per oltre 30 mila pazienti/ Malati immunodepressi in fila con gli infettivi

Il 25 per cento della popolazione soffre di una forma cronica di artrosi, artrite o osteoporosi. Ma il servizio dell’ospedale Santa Barbara è inadeguato alle necessità.

 

Le patologie reumatiche li rendono immunodepressi, dunque facili alle infezioni. Ma la loro sala d’attesa è in comune con quella dei pazienti affetti da malattie infettive. La denuncia arriva dall’Asmar, associazione regionale di pazienti reumatologici, di cui è responsabile Ivo Picciau. È proprio lui a rendere nota la vicenda, diffondendo la segnalazione fatta per iscritto da una socia e paziente in cura all’ospedale Santa Barbara, dove si trova il servizio di assistenza per tutti i numerosi ammalati del
territorio.
I RISCHI. A leggerla c’è da rimanere increduli: «Per una patologia autoimmune grave, sono in terapia con farmaci biologici ormai da due anni nella Asl 7, grazie alla disponibilità della reumatologa in servizio. Sono sconcertata dall’organizzazione attuale, che penalizza non poco pazienti immunodepressi come noi che hanno a disposizione la sala d’attesa in comune con pazienti infettivi».
INCIDENZA RECORD. Ma non è tutto. Ivo Picciau coglie l’occasione per rilevare tutte le inefficienze di un servizio, a dispetto dell’alta incidenza di patologie reumatiche che mette il Sulcis-Iglesiente al primo posto rispetto agli altri territori. «Secondo l’ottavo rapporto sulle politiche della cronicità, realizzato dal coordinamento nazionale dei malati cronici, l’incidenza è del 17,9 per cento per quanto riguarda artrosi e artriti, del 7,3 per cento l’osteoporosi». Sommando le percentuali si arriva al 25,2, seppure il calcolo sia rapportato alla popolazione del 2007 con oltre 130 mila abitanti.
«Il numero dei pazienti reumatologici presenti nel territorio – aggiunge Picciau – è stimato intorno ai 33 mila 700».
ASL 7 CARENTE. A questi numeri non corrisponde un servizio di assistenza adeguato. «Nella Asl 7 è presente in organico una reumatologa che svolge un’attività ambulatoriale, del tutto insufficiente a coprire le esigenze di una popolazione così elevata. Recentemente è stata affiancata da un altro specialista, ma questi ha un contratto che scadrà a maggio». In questa situazione l’assistenza sarebbe garantita solo per un migliaio di pazienti cronici. Vengono così definite le persone affette da artrite reumatoide, spondilite anchilosante, artrite psoriasica, lupus e a cui si aggiungono osteoporosi e artrosi. Circa 150 pazienti praticano terapie con farmaci biologici, assai costosi, ma gli unici in grado di contrastare patologie dagli effetti invalidanti. «L’anno scorso – fa notare ancora Picciau – sono state praticate appena 350 infusioni, in quanto l’inefficienza del servizio non ha reso possibile il trattamento di tutte le patologie a tutti i pazienti». Dall’inizio del 2013, peraltro, i giorni dedicati agli ammalati da trattare con le
infusioni sono scesi da due a uno.
LOCALI INADEGUATI. Anche la sistemazione logistica lascia a desiderare. «I pazienti sono stipati tutti in una stanza con soli quattro letti e una poltrona. Qualcuno deve stare nelle sedie e maschi e femmine sono insieme, senza garanzie per la privacy: se un paziente ha una reazione avversa, e questo succede spesso, non può neppure spogliarsi per la visita». Le malattie reumatiche riguardano una serie di patologie, acute e croniche, molto gravi, che possono diventare rapidamente invalidanti. Picciau trae le conclusioni: «I
vertici dell’Asl, in più occasioni, hanno preso l’impegno di risolvere i problemi assicurando che sarebbe stata creata una struttura di reumatologia organizzata, in grado di assistere con continuità i pazienti secondo standard da Paese occidentale. Invece ci hanno preso in giro, tant’è vero che l’assistenza non solo non è migliorata, ma è  ddirittura peggiorata. Prendendo in giro noi hanno preso in giro i pazienti: si dovrebbero dimettere».
Cinzia Simbula

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